Dorina non era nata in città. La sua infanzia era trascorsa nelle campagne sospese tra cielo e mare tra i monti Lattari, badando a capre e galline. La prima volta che vide Napoli e l’incanto delle signore che passeggiavano lente lungo strade eleganti capì all’improvviso il senso del volto triste e giallo di invidia che aveva sua madre quando la moglie del compare Aniello veniva a trovarli, con la scusa delle uova fresche per le sue figliole, ostentando larghi cappelli fasciati di veli mentre parlava con aria fintamente distratta di luoghi misteriosi come il teatro, l’atelier della modista…La signora di Napoli dove andò a servizio si rilevò pretenziosa e cattiva, per lei Dorina era solo una zoticona incapace. Scappò e fu un lampo! D’improvviso si trovò in una casa bellissima e piena di lussi che non aveva mai visto. Il mistero del sesso le era già noto, aveva imparato a conoscerlo non come cosa lorda e riprovevole ma fonte di vita, come miracolo da cui nascevano agnellini e bambini. Tornò vecchia nella sua casa sui monti Lattari e lì la morte la colse serena. Sulla sua tomba c’è scritto solo Dorina…il suo nome di “casino” che era quello della sua prima capretta che non aveva mai dimenticato.